Grazie alla gentile collaborazione con 66th & 2nd ho avuto modo di leggere di recente Neve nera, l’ultimo romanzo dell’autore irlandese Paul Lynch. Ecco la mia recensione di questo libro che mi è piaciuto tantissimo ma mi ha fatto a pezzi.
Neve nera, recensione
Neve nera, Paul Lynch
Ho terminato la lettura di Neve nera ieri mentre il pomeriggio si esauriva, dopo essermi risvegliata da un piacevolissimo sonnellino inaspettato: ma il sonno mi ha colta di sorpresa proprio come il raggio di sole che ha raggiunto le coperte intrufolandosi dalla finestra, e come il finale del libro. La mia domenica di relax prevedeva tanta lettura e così una volta sveglia mi sono letteralmente buttata a capofitto nelle ultime 50 pagine che mi mancavano per ultimare la lettura di questo romanzo.
Quanta devastazione. Quanta durezza. Neve nera è un libro che ti aggredisce. Il romanzo mi è piaciuto da matti, il livello di scrittura è notevole. Però ho provato anche tanto dolore leggendo questa storia, che è una storia di disperazione, di morte e di sconfitta.
La notte era fredda e buia, e nel rigido inverno della sua mente i lupi girovagavano senza nascondersi per i sentieri ghiacciati.
Trama e considerazioni
Neve nera racconta la storia di Barnabas Kane, un uomo irlandese tenace ma rude che, dopo aver tentato fortuna negli Stati Uniti, torna nel Donegal a gestire la fattoria con la sua famiglia. Un ritorno a casa, eppure per la comunità di Carnarvan Barnabas è “uno straniero in casa propria”. Le sue scelte e le superstizioni dei suoi compaesani lo rendono ai loro occhi un outsider, un intruso, uno straniero.
Neve nera racconta di una caduta, di un fallimento, di una sconfitta. Racconta di perdita, di dolore, di vendetta, incomprensione e morte. Di scelte sbagliate, come se ne fanno tante nella vita, ma senza lieto fine stavolta. Come può capitare nella realtà.
Tutto comincia con l’incendio in cui perde la vita Matthew Peoples, amico di Barnabas e bracciante presso la sua fattoria. La devastazione e la tragedia del fuoco che divora vite, il tanfo degli animali carbonizzati, il loro lamento agonizzante prima di morire, sono descritti vividamente da Paul Lynch. E quello strazio è solo l’inizio.
Alzò gli occhi al cielo, le tenebre della sua anima erano più buie della notte e di qualunque cosa fosse mai esistita sotto il sole.
Chi ha appiccato l’incendio? Perché nessuno vuole aiutare Barnabas? Quale ostinata malinconia si cela nelle ossa di Eskra? Rubare delle pietre che non appartengono a nessuno è davvero un tale sacrilegio in una terra in cui il vento parla con gli spiriti dei morti?
In una serie di inevitabili reazioni a catena che si scagliano con violenza inarrestabile sulla vita di Barnabas come una vera e propria valanga fuori controllo, assistiamo alla rovina di una famiglia intera. E se ascoltiamo bene scopriamo con dolore che il lamento che continuiamo a sentire sotto la neve nera che ha sepolto tutto non è più quello degli animali agonizzanti o di un uomo spezzato, ma il nostro. Viene da dentro di noi.
Perché leggere Neve nera
Dopo questa allegrissima presentazione ci si chiederà: e io perché dovrei leggere una roba così tetra spacciata sin dall’inizio? Questo libro è una bellezza. A partire dalla veste grafica che è davvero una delizia, fino ad arrivare alla storia narrata e allo stile di scrittura.
Ma soprattutto, per quel che mi riguarda, Neve nera fa riflettere sulla fragilità della vita e sulla stupida ostinazione, tutta umana, delle scelte dettate dall’orgoglio. Purtroppo non siamo sempre in tempo per chiedere scusa, per ascoltare, per rimangiarci un’offesa. Per abbracciare qualcuno. Per metterci nei suoi panni, per fare un passo indietro. Non scriviamo il nostro volere nella pietra, possiamo cambiare idea, ma può succedere di non accorgersi di aver esaurito il tempo per muovere altre mosse a nostra disposizione. E allora ricordiamoci che tutto potrebbe finire da un momento all’altro e che quel che resterà di noi sarà soltanto il peso delle nostre azioni. Misuriamo tutto su scale più ampie, respiriamo e ricordiamoci, anche nelle piccole cose, che la neve prima o poi cade su tutti.
Vedendolo ora nel cortile, la schiena incurvata, fu colta da una visione folgorante, l’intero arco della vita di Barnabas si dispiegò davanti a lei, e in quel momento vide la sua futura vecchiaia, il declino del suo splendore, e provò un’emozione inattesa, uno scatto di compassione intensa, e al tempo stesso, un istante di puro amore che fuggì da lei come un uccello.
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