Ho avuto il piacere di leggere il nuovo libro del poeta Luca Gamberini edito da Mondadori intitolato Pensa che cretino che è l’amore. Ecco la mia recensione. E se volete trovate anche l’intervista a questo giovane e talentuoso poeta bolognese che ha inventato #PoesiaEspressa®️.
Vi avevo anticipato qualche settimana fa che era in uscita in libreria una nuova raccolta di poesie del giovane poeta bolognese più chiacchierato del momento. Il libro si intitola Pensa che cretino che è l’amore e è edito da Mondadori. L’ho divorato in questi giorni e ora ve lo racconto.
Pensa che cretino che è l’amore, recensione del libro di Luca Gamberini
In libreria dal 30 marzo 2021, Pensa che cretino che è l’amore è già uno dei libri più fotografati dell’Instagram. Si tratta di una raccolta di poesie edita da Mondadori e che strizza l’occhio alla poesia di Gamberini già dalla copertina, dove su sfondo bianco si stagliano dei tasti che ricordano proprio quelli di una macchina da scrivere.
Il poeta bolognese infatti ha conquistato tutt* con la sua Olivetti Lettera22, con cui batte instancabile i suoi versi durante le emozionanti performance di #PoesiaEspressa®️. Ma ora concentriamoci su
Pensa che cretino che è l’amore.
Nella sovraccoperta troviamo le parole di Guido Catalano, poeta torinese di successo e fonte di ispirazione per Luca Gamberini, che alla sua opera si riferisce spesso (c’è una citazione anche in alcuni suoi versi nella raccolta); la postfazione invece è firmata dalla scrittrice e docente Cristina Dell’Acqua.
Le poesie vengono poi suddivise nella raccolta in otto capitoli, nei quali troviamo anche un assaggio del monologo teatrale Tra Venere e le Sirene.
Le poesie di Luca Gamberini
La maggior parte delle poesie che troverete in questa raccolta sono romantiche e passionali: Bologna sullo sfondo è irresistibile, illuminata da lune piene, portici scintillanti di pioggia e echi di Dalla.
Ma ci sono anche poesie che accarezzano temi di attualità; altre sono profondamente malinconiche; altre ancora sembrano interrogarsi sugli aspetti più umani della vita: la morte, la perdita, la fede.
Tutte di certo raccontano un percorso, quello di una crescita personale e professionale di una persona e di un poeta. Le sue parole riescono spesso ad arrivare dritte allo stomaco, un po’ come quando esci a Bologna in primavera e i tetti delle case si bagnano di oro al tramonto. Non puoi che fermarti un attimo e assaporare il tutto: anche tra le pagine di questa raccolta a volte succede così.
Ringrazio Mondadori per la mia copia, che non vedo l’ora di farmi autografare da Luca. Se nel frattempo siete curios* di scoprire qualcosa in più su di lui, vi lascio la prima intervista che gli ho fatto, ormai quasi due anni fa.
Luca Gamberini e la sua #Poesiaespressa®️
Come forse ormai saprete ho conosciuto Luca Gamberini l’estate scorsa. Questo giovane e talentuoso poeta bolognese è una vera risorsa e una continua sorpresa. Se ne va in giro con la sua Olivetti Lettera22 a regalare i versi della sua #PoesiaEspressa a passanti, lettori, muse ispiratrici e libraie; insomma, a chiunque voglia vivere con lui l’esperienza dell’ispirazione e poi della magia creativa. L’ho intervistato per voi, ma prima qualche parola su di lui e sui suoi progetti.
Luca crede che la poesia sia di tutti e porta la sua in giro con sé, inseguendo la bellezza: librerie, eventi culturali, realtà locali ma anche musei (l’abbiamo seguito a Bologna al Mambo, al Museo Civico Archeologico e al Museo Civico Medievale, per citarne alcuni) sono le case della sua arte.
Nei suoi versi ritroviamo numerosi riferimenti alla sua città, Bologna, che è per lui un grande amore: i portici, Piazza Maggiore, San Luca, brillano sempre di una luce speciale nelle sue frasi. Così come sono ben chiari alcuni punti di riferimento per la linfa vitale dell’ispirazione: Lucio Dalla e Cesare Cremonini, le tradizioni culinarie dei luoghi in cui è nato e cresciuto, la bellezza e l’arte scovate nelle cose più semplici.
La sua sensibilità racconta le nostre emozioni attraverso parole che non ci appartengono fino al momento in cui lui le batte a macchina. Leggete qui che bellezza, per esempio.
Un poeta in libreria
A Bologna può succedere che una sera entri in libreria e trovi un poeta a un tavolino con la sua macchina da scrivere, e se ti siedi con lui ti racconta in una poesia e poi te la regala. Vi racconto di Luca Gamberini e della sua #poesiaespressa.
Venerdì 26 luglio sono passata a salutare gli amici alla Confraternita dell’Uva a Bologna, prima della chiusura estiva della libreria e della partenza di tutti per le vacanze. La serata era veramente fantastica. Scopro anche una novità, per me: c’è un poeta con la macchina da scrivere e se ti siedi con lui ti dedica una poesia e te la regala.
Impazzita completamente perché la cosa mi è subito piaciuta un sacco sono andata a curiosare: c’era addirittura la fila. Le poesie delle mie amiche, poi, erano pazzesche. Brevi, ma potevi ritrovarci dentro un pezzettino di ciascuna di loro: il colore del vestito che indossavano, per esempio, o un modo di muovere le mani, la distrazione di un secondo nello sguardo…
#PoesiaEspressa: ti regalo una poesia
Come c’era da aspettarsi, le ranocchie che vivono nel mio stomaco hanno valutato la cosa estremamente bella ma decisamente troppo intima, stiamo scherzando, farsi leggere da qualcuno che non conosci e che ha anche uno sguardo poetico, no no, danger danger. Molto meglio godersi la scena e chiedergli un’intervista.
Dopo aver gentilmente accettato l’invito, altrettanto placidamente e senza batter ciglio ma sempre sorridendo, Luca non soltanto se ne è infischiato delle ranocchie e in trenta secondi ha buttato giù una poesia per me, ma quando ho piegato il foglio ringraziandolo e dicendo che avrei letto la poesia per conto mio dopo, me l’ha strappata di mano e me l’ha letta lui ad alta voce. Povere ranocchiette, un altro po’ ci restano secche (e io pure non è che me la sia passata tanto bene).
Scherzi a parte: la poesia è bellissima. Probabilmente non la leggerete su questi canali (altrimenti le ranocchie chi se le sente), ma posso mostrarvi quella della mia amica Maria, che è sempre gentile, paziente e che, da quello che ho capito, non ha un esercito di ranocchie psicopatiche che vivono nella sua pancia.
Intervista a Luca Gamberini
Ma torniamo al nostro poeta. Che cosa sappiamo di lui? Classe 1986. Ha studiato lettere, vive e lavora a Bologna, stende la gente a colpi di versi con la sua macchina da scrivere. Troppe poche informazioni. Iniziamo con le domande. L’ho intervistato per voi.
Da quando scrivi poesie?
Da quando avevo circa dieci anni. Una volta mi è capitato di ascoltare Il mondo di Jimmy Fontana e riscriverne il testo. Ho capito che le parole scritte potevano raccontare molte cose. Ero un ragazzino con un po’ di problemi alimentari, non avevo molti amici. Poi ho incontrato la poesia. A scuola ho scoperto che con i versi potevo far capire a Manuela che mi piaceva un sacco…
Insomma, tramite la poesia si può comunicare con il mondo e io ho un profondo bisogno di scrivere. Sempre rigorosamente a macchina, con la mia Lettera 22, come quella di Pasolini.
Chi sono i poeti che leggi tu invece?
Leggo quasi tutti poeti italiani. Dovessi sceglierne cinque direi Catalano, Pasolini, Montale, Ungaretti, D’Annunzio.
A occhio e croce mi sembri un lettore accanito. Che libri leggi?
Sì leggo molto e sono convinto che se non leggi è difficile che tu riesca a scrivere. Leggo principalmente poesie e romanzi, ma tra i miei libri preferiti ci sono due saggi: Solo bagaglio a mano di Gabriele Romagnoli e Le ceneri di Gramsci, di Pasolini. Se invece penso a un libro di oggi però non ho dubbi: Quella metà di noi di Paola Cereda e Una Spa per l’anima di Cristina Dell’Acqua.
A cosa ho assistito ieri sera?
A una tappa del tour Un etto d’estate, con #PoesiaEspressa. Sono 10 serate in cui improvviso poesie dedicate alle persone. Le #PoesieEspresse possono seguire la presentazione del mio libro, Un etto d’amore (lascio)? edito da Ensemble; oppure possono nascere spontaneamente…
Con #PoesiaEspressa osservi le persone e scrivi poesie che raccontano un po’ di loro in qualche modo. Come si fa? Cosa vedi, a cosa presti attenzione?
Ai dettagli. Può essere un qualunque spiraglio aperto che mi racconti di quella persona: un modo di parlare, un atteggiamento… E poi una poesia può far felice qualcuno. Quindi mi chiedo qual è la chiave giusta per arrivare a quell’obiettivo.
Quali sono le reazioni che ti trovi davanti?
Maggiormente reazioni di stupore. Però c’è anche chi chiede “Perché io?” e chi dice “No, grazie”.
Come ti è venuto in mente di inventarti le #PoesieEspresse?
Credo che la poesia vada portata tra la gente: spesso viene costretta in circoli troppo asfissianti. Resa eccessivamente impostata e incomprensibile, se la poesia non arriva al cuore delle persone non ha senso che esista. Le mie esperienze passate con Gruppo 77 mi hanno chiarito le idee in questo. Eravamo artisti che portavano diverse forme di comunicazione e arte in giro per la città. C’era anche Alessandro Dall’ Olio, a cui devo molto. In sostanza credo che la poesia debba uscire dalle nicchie: serve più contatto.
Senti, ti mancano le poesie che scrivi per qualcuno e che, regalandole, vanno via da te?
Alcune sì. Se posso le fotografo, le uso come sorta di laboratori per la creatività. Ci sono parole o immagine sulle quali sento di voler ancora lavorare. Però sono anche contento che le poesie siano in giro, perché in cambio io assorbo le vibrazioni delle persone che vanno via con i miei versi in tasca.
Progetti futuri?
Tra i miei progetti Tra i miei progetti, ma credo valga per tutti quelli che scrivono, c’è la voglia di un nuovo libro. Ho qualcosa di nuovo raccontare. È ancora un’idea in cantiere; mi piacerebbe avesse come struttura di base l’amore, stavolta legato al rimpianto. Ma vorrei mi permettesse anche di esplorare le piccole cose quotidiane, di continuare a raccontare Bologna sullo sfondo, e anche di esprimere un certo impegno sociale…
Chiacchieriamo ancora un po’ io e Luca e viene fuori un’altra cosa che mi piace un sacco. I ricavi delle vendite di Un etto di amore (lascio)? finiscono su Treedom, per piantare alberi in Camerun. “Abbiamo un impatto sul pianeta e dobbiamo esserne responsabili. Chi scrive libri ruba carta al mondo, perciò”…
Anche il ricavato del Ferrara Buskers Festival andrà in beneficenza, alla mensa dell’Antoniano di Bologna.
Il libro di Luca lo trovate in tutte le librerie oppure è disponibile su Amazon, non dovete che cliccare sulla foto qui sotto.
Se siete arrivati a leggere fin qui probabilmente vi siete incuriositi quanto me. Intervistare Luca è stato piacevolissimo, e lo ringrazio ancora per la poesia e per il tempo che mi ha dedicato. Quanto a voi, se volete saperne di più potete seguirlo sui suoi canali social oppure leggere i suoi versi tra le pagine di Un etto d’amore (lascio)? Se poi passeggiando per Bologna scorgete un tipo che picchietta su una macchina da scrivere avvicinatevi (e se avete anche voi le ranocchie nello stomaco bevetevi una birra e annegatele) e buona poesia… espressa!