Femminili singolari libro

Ultimamente si parla tanto di linguaggio, di parole (e intenzioni). Di recente ho avuto modo di leggere Femminili singolari, il femminismo è nelle parole, un libro di Vera Gheno edito da Effequ. È stata una lettura assolutamente illuminante, e ve la racconto.

Perché ho voluto leggere Femminili singolari

Io non ho la televisione, perché da tempo ho deciso che vivo meglio senza. È molto buffo che l’inizio della lettura di questo testo e la sua conclusione siano in qualche modo legati a degli episodi che hanno a che fare con dei programmi televisivi. Ho chiesto a Effequ una copia del saggio dopo aver guardato Sanremo: sul mio canale Instagram per settimane con le persone della community di Follow The Books ci siamo confrontat* su quello che abbiamo visto andare in onda su una delle emittenti più importanti della televisione italiana, la Rai. Ci siamo soffermat* molto sui commenti sessisti e offensivi rivolti alle donne, sul palco e in generale nel mondo fuori dall’Ariston.

Pochi giorni fa si è scatenata un’altra polemica riguardo al duo comico Pio e Amedeo nel programma Felicissima Sera (Mediaset, stavolta), che non ho seguito direttamente ma su cui mi sono informata. I due non hanno esitato nell’incentrare un loro sketch su parole omofobe, razziste e offensive su diversi livelli. Cosa hanno in comune questi due episodi, a mio avviso? Entrambi ruotano intorno alla questione, di fondamentale importanza ma passata invece come trascurabile, del linguaggio. Veicolano, attraverso le parole, un atteggiamento sessista, misogino, omofobo, violento e razzista, mascherandolo dietro “buone intenzioni”, “ironia”, “atteggiamenti ingenui”. L’ho presa molto alla larga perché il linguaggio è un argomento che sempre di più mi interessa ultimamente, soprattutto da quando mi sono resa conto che anche l’inclusione e il rispetto, come tutto il resto, passano dalle parole che usiamo (che novità, direte, ma io ci sono arrivata solo ora). Non basta non usare parole notoriamente offensive (le parolacce, per intenderci) per essere inclusivi. C’è tanto altro che si può fare. 

Femminili singolari: recensione

Per questo ho fortemente voluto leggere Femminili singolari, il femminismo è nelle parole, di Vera Gheno. L’autrice, sociolinguista, docente e ex collaboratrice dell’Accademia della Crusca, tratta in questo testo la declinazione al femminile di alcune parole legate al mondo del lavoro. Ho trovato la lettura estremamente interessante: innanzitutto perché ricca di spiegazioni etimologiche; di esempi e di informazioni su come si evolve una lingua; di regole ben precise della grammatica italiana. In secondo luogo perché esplora l’argomento dei femminili professionali partendo dai dibattiti nati in rete che vedono come protagonist* utenti di diversi livelli culturali.

L’aspetto che più colpisce, nel leggere interventi e commenti del dibattito sui social, sono la rabbia e la violenza con cui parte della comunità parlante respinge una naturale evoluzione della lingua. Quante volte abbiamo letto o sentito commenti sprezzanti, derisori o offensivi sulle parole sindaca, avvocata o ingegnera?

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I femminili professionali, che orrore (solo alcuni però)

Eppure l’osservazione di base è molto semplice: esiste una carica, un’occupazione, una professione; esiste la declinazione al femminile del nome della professione; se a ricoprire quel determinato ruolo è una donna, perché non usare il femminile per rivolgersi alla sua occupazione?

Perché maestra va bene, ma sindaca “suona male”? Perché ora che le donne arrivano a ricoprire ruoli importanti e cariche finora esclusivamente proprie di un mondo maschile si rifiuta di accettare di chiamarle con dei nomi femminili? Tacciati di cacofonia, colpevoli di rovinare per sempre la bella lingua italiana, i femminili professionali nascondono forse una certa ignoranza e un atteggiamento sessista. Ma l’argomento è molto vasto, e se vorrete approfondire dovrete leggere il libro, che potete acquistare qui

Perché leggere Femminili singolari

Intanto per farsi una cultura in merito alla nostra lingua. Per me è stato estremamente interessante riscoprire alcune regole grammaticali, o apprendere in che modo determinate parole entrano a far parte dei dizionari e altre no. In secondo luogo per riflettere su quanto lingua e società siano intrinsecamente legate l’una all’altra e per fermarsi a osservare, senza pregiudizio, l’effettiva importanza di usare determinate parole. In ultimo, e questa è naturalmente la motivazione principale, per rendersi conto che impegno, rispetto e inclusività, ma anche altri concetti fondamentali come la parità di genere, passano per la lingua, e le parole che scegliamo di usare ogni giorno fanno la differenza. Ringrazio di cuore Effequ per avermi permesso di leggere il libro di Vera Gheno.
Se volete scoprire altri libri belloni (scusa, Vera Geno!) di Effequ vi consiglio di non perdervi la recensione di Chilografia.