Iperborea ha pubblicato la trilogia dell’autore islandese Jón Kalman Stefánsson conosciuta come “Trilogia del ragazzo”. Ho finalmente terminato la lettura di tutti e tre i libri e mi piacerebbe cercare di raccontarveli, nonostante sappia già che qualunque cosa io scriva non potrò mai rendere giustizia a un’opera di tale bellezza. Ecco la mia recensione.
Ma da dove si comincia, quando si deve raccontare una trilogia come questa? Cosa si può scrivere che possa anche solo vagamente rendere l’idea della bellezza, alla complessità e alla poesia di quest’opera? Iniziamo dalle cose semplici. La trilogia è composta da: Paradiso e inferno, La tristezza degli angeli e Il cuore dell’uomo; sono editi da Iperborea. Scritta da Jón Kalman Stefánsson e tradotta da Silvia Cosimini, questa storia è ambientata in Islanda.
Paradiso e inferno è stato il primo libro che ho letto di Stefánsson, e ricordo ancora le emozioni fortissime che ho provato quando per la prima volta mi trovavo di fronte a una prosa e a uno stile tanto sorprendenti, duri e poetici allo stesso tempo, quanto la terra da cui proviene l’autore: l’Islanda.
Siamo quasi tenebra.
La trilogia del ragazzo di Jón Kalman Stefánsson: trama del libro
Trama. Eh. Difficilissimo raccontare tutto quello che succede in questa trilogia in cui, se dovessi elencare i fatti, troverei sì e no un paio di eventi salienti. Ma allora a cosa servono circa un migliaio di pagine in tutto, tutte quelle parole, tutti i nomi che troviamo in questi libri?
La storia, se vogliamo banalmente raccontarla così, è quella di un ragazzo, che per tutto il tempo conosceremo così, come “il ragazzo” e che seguiremo per alcuni mesi della sua vita e nulla più. Questo ragazzo perde un amico in mare. È solo al mondo, ma in un’Islanda lontana secoli si rende conto di essere più che un marinaio, mentre si affaccia alla vita. Questo ragazzo incontra la poesia, respira grazie alla poesia e grazie alla poesia conosce il mondo intorno a sé.
Nel suo viaggio incontrerà tanti altri splendidi personaggi: donne libere e ostinate che sono come incendi, ma che hanno gli occhi più neri della “notte d’inverno”; vecchi capitani con il buio negli occhi e il mare nelle vene; uomini che conoscono solo il mare e la pesca e hanno mani ruvide come scogli e a volte cuori freddi come il fondo degli oceani. Incontrerà bambini malati, compagni di viaggio solitari, postini silenziosi. Ben poco succede di rilevante in questa storia, eppure è così piena, densa, come le vite di tutti noi. Il ragazzo imparerà che la poesia, nella vita, può essere pericolosa: ti distrae, ti rende vulnerabile, diverso dagli altri.
Si può morire di poesia.
Però imparerà anche un’altra cosa: di poesia si può morire, ma senza è impossibile vivere. Tra locande in cui si raccontano storie; tra imbarcazioni che naufragano, tempeste di neve; rimorsi, rimpianti; amanti che si perdono nel buio dell’inverno, in una terra in cui le tenebre sono letali e oscure come il cuore cattivo dell’uomo; tra il chiarore delle notti di giugno e le onde antiche del mare ghiacciato il ragazzo imparerà che “C’è ben poco di noi oggi, che evoca la luce. Siamo molto più vicini alle tenebre, siamo quasi tenebra.” Ma quando siamo luce, oh, quando siamo luce, possiamo abbagliare il mondo.
Perché leggere la trilogia del ragazzo di Jón Kalman Stefánsson
L’autore si esprime con una scrittura, uno stile, una prosa poetica inconfondibili. Le immagini che ci presenta, fatte di parole, sono a volte brutali, a volte sublimi. Immagino spesso che se l’Islanda avesse una voce, sarebbe la scrittura di Stefánsson, suonerebbe allo stesso modo.
Questi libri sono lentissimi. Di approccio non semplice, suppongo. Ma la poesia e la bellezza, il dolore e la forza che raccontano ti lasciano senza respiro, come quando per la prima volta sei nel buio della notte islandese e alzando gli occhi al cielo le vedi, le luci del nord, le aurore boreali, e non sei più la stessa persona di un secondo prima. Se state cercando una lettura che vi conduca in posti lontani (l’Islanda sì, ma anche l’abisso più profondo dell’animo umano e i vostri angoli più bui), che distrugga qualcosa dentro di voi ma soltanto per sostituirla con qualcosa di più luminoso, allora non perdetevela.
I sogni sono la luce che illumina gli esseri umani, sono il chiarore che ci circonda, senza di loro esistono solo le tenebre, e lo sai bene che cosa succede se smetti di sognare, sai anche da dove proviene il buio dell’animo umano.
Se volete scoprire di più sui romanzi di Stefánsson non perdetevi l’intervista a Silvia Cosimini, la traduttrice italiana delle sue opere. Se invece volete leggere di quando ho incontrato l’autore al festival I Boreali trovate il resoconto qui.
Condivido le tue parole.
Leggo e rileggo la trilogia, passaggi, pagine, frasi e mi immergo in questo mondo poetico e duro al tempo stesso.