Chilografia Diario Vorace di Palla

Libri che ci strappano letteralmente il cuore a morsi ne abbiamo? Tra le mie recenti letture ne ho trovato uno dolorosissimo, lacerante, intenso, scritto magistralmente e decisamente sorprendente. Vi racconto qui nella mia recensione Chilografia- Diario vorace di Palla, scritto da Domitilla Pirro e edito da Effequ.

Chilografia- Diario vorace di Palla. La mia recensione

Chilografia è un libro piccolino, circa 200 pagine. Racconta però una storia grande, immensa, come il dolore della protagonista, come la pelle del suo corpo. Dura come il dolore che si prova sul corpo e nell’anima, quando per sopravvivere al vuoto, alla vergogna, allo strazio, ingurgitiamo senza sosta preghiere, lacrime, desideri e cibo.

Questo romanzo è un pugno che arriva dritto e ben centrato allo stomaco, che fa contrarre i muscoli e sentire il sapore del sangue in gola. Quella di Palla è una storia che martorizza ogni singola fibra del suo corpo e del tuo. Ma ci sono mille motivi per leggere questo libro.

Chilografia: trama del libro

Chilografia racconta la storia di Palma, da quando viene concepita e non è che un agglomerato di cellule in movimento. Da quel momento in poi Palma svilupperà un corpo, fatto di carne, sangue, muscoli, ossa, grasso. Fatto di chili e di peso e di dolore immenso e a volte di voglia di morire. Palma cresce nella provincia di Roma, in una famiglia umile e disfunzionale. Fin da piccola riempie i suoi vuoti mangiando, tanto che ormai tutti la chiamano Palla.
Il corpo di Palla è rifugio e acerrimo nemico, fonte sacra di vergogna primordiale e porto sicuro.

In questa storia il suo corpo diventa il nostro mentre Palla si trasforma da bambina in ragazzina, poi in adolescente e in donna. Quando incontra Angelo grazie a una chat online per amanti di donne grasse riesce a costruire una relazione reale al di fuori di internet. Ma anche il dolore ingoiato per anni è reale, e divora tutto e tutti.

Perché leggere Chilografia- Diario vorace di Palla

Credo che questa non sia una lettura facile. Leggere questo libro è un’esperienza molto dolorosa. Almeno per me è stato così. Forse perché i temi trattati mi toccano (e terrorizzano) molto da vicino. Allo stesso tempo però è uno di quei libri che spalancano finestre e ti fanno entrare in mondi che, anche se non ti appartengono, è bene avere sempre in mente in maniera ben chiara che esistono.
Chilografia è una storia che racconta di corpi, di peso, di chili. Di disperazione, insicurezza e paura.

Racconta di dolore e violenza. Quella che subiamo dagli altri, quella che cerchiamo a volte, quella che ci infliggiamo da soli. Credo anche che questa storia racconti il potere distruttivo dell’ignoranza, della poca sensibilità, della non comunicazione. Chilografia racconta anche di famiglie e relazioni di coppia disfunzionali, di violenza domestica sulle donne, di tabù sessuali.

Che cos’è che ci fa decidere di non essere abbastanza? Perché permettiamo a qualcuno di offenderci, o picchiarci? Perché permettiamo a noi stesse di massacrarci? Perché piuttosto che condividere il dolore decidiamo di ingoiarlo, sperando che prima o poi ci colmi, ci soffochi, ci avveleni, ci uccida?

Chilografia racconta una storia orrenda. Che non siamo abituati a trovare, o forse ancora meglio, che non cerchiamo, nei libri per i nostri momenti di svago. Però questa storia orrenda somiglia tanto a una storia vera. Anzi, a tante storie, tutte vere. Di cui bisognerebbe parlare più spesso. 

Chilografia: un paio di chicche

Questo libro mi ha stupita diverse volte. La prima quando mi sono ritrovata a leggere questo incipit spaziale sulle mestruazioni. Boom. Lì, tra le prime, imperdibili righe di un romanzo, la descrizione schietta e senza filtri di un fenomeno che riguarda i corpi di tutte le donne e di cui si parla a fatica, figuriamoci spararlo così all’inizio di un libro. Talmente normale da essere rivoluzionario.

La seconda quando mi sono resa conto del il fatto che nonostante per gran parte il testo sia scritto in romanesco, perché è così che si esprimono i personaggi, non risultasse affatto sgradevole. Temevo un effetto un po’ posticcio o artificiale, invece tutto scivola in un modo talmente genuino che ti sembra quasi di parlare con i personaggi tu stessa.

La terza è questo gran finale pazzesco, nel quale ho ritrovato un non so che di tipicamente shakespeariano, una contaminazione tra l’ordinario e l’orrore più puro, tra il mediocre quotidiano e l’indimenticabile eterno, che mi ha mandato letteralmente in visibilio (chiaramente dopo aver pianto tutte le mie lacrime. Più volte).

Vorrei ringraziare personalmente Domitilla Pirro e Effequ per averci regalato questo romanzo, perché pagina dopo pagina più volte avrei dato qualunque cosa per poter abbracciare Palla e dirle che sarebbe andato tutto bene, che ce l’avrebbe fatta. “Non sei sola, Palma!”, ho tifato per tutto il tempo. E ogni tanto mi è sembrato di sentire Palma che rispondeva “Neanche tu.”

Se volete leggere di altri libri dedicati ai corpi delle donne non perdetevi Questo è il mio sangue e The Tampon Book: la protesta per gli assorbenti passa per i libri. Se invece volete darmi una mano con i Macchinaera…

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