Avete mai sentito il canto del ghiaccio? Io sì. Non avrei mai immaginato di poter assistere a uno spettacolo tanto bello in vita mia. Ma in una gelida mattina di ottobre, con Flavia e Valentina, le mie splendide compagne di viaggio, mi sono ritrovata a osservare la maestosa Jökulsárlón, una laguna di origine glaciale in Islanda.
Sul naso e la punta delle dita il gelo, davanti a miei occhi iceberg spettrali galleggiano placidi sull’acqua. I colori chiamano gli occhi: grigio, è la base del ghiacciaio sullo sfondo che divora la terra umida; nero, come la sabbia, come la terra che sporca il ghiaccio, anche nell’acqua; bianco, è la neve, e il ghiaccio candido, forse sono i sogni quelli più puri dei bambini, quelli che non te li ricordi più quando ti svegli, forse è qui che finiscono, al sicuro; blu, come l’acqua profonda e glaciale, bellissima e terribile, o forse come il cuore dell’iceberg, chi lo sa; azzurro, celeste, carta da zucchero, latte, acqua marina, bianco sporco, e tutte le sfumature che posso provare a immaginare, tutte le sfumature anche quelle di cui non so i nomi.
Non chiudetevi ciglia, non rubatemi la bellezza.
Ma se stai ferma immobile, respira piano! se stai ferma immobile, e sola, chiudi le ciglia. Ascolta. È il ghiaccio che respira.
Con te.
Lo senti? Lo senti, il canto del ghiaccio? Onde. Ascolta le onde, si spingono morbide a riva, non è altro che un sussurro, forse una preghiera. Quando invece si abbattono sorde contro il ghiaccio, è un suono più duro, quello. Pigre bolle d’aria tradite dai flussi, altre non sono fuggite in tempo, sono rimaste a giocare con le foche troppo a lungo, non si sono accorte: restano imprigionate e sibilano mentre congelano. In trappola. Riesci a sentirle? Gli iceberg più piccoli non sanno ancora nuotare bene, e si scontrano tra loro, schioccano colpi e si spingono come biglie. Di tanto in tanto un tonfo potente, il ghiaccio si stacca e cade nell’acqua e muove le onde, e muove i giganti di ghiaccio. Si risvegliano le oscure creature degli abissi dai loro sonni disumani, e voci lontane scagliano incantesimi antichi nel vento. Una visione terribile, di una bellezza furiosa, come un incubo.
Se piango adesso il mio cuore congela?
Non piangere bambina. O l’abisso gelido chiamerà a sé le lacrime, le vuole indietro. Non vedi, le creature del ghiaccio ti osservano già, si sono accorte di te, ora. Non vedi? Non vedi? Non vedi?
Non senti il canto del ghiaccio?
Apritevi ciglia, non rubatemi la bellezza.
Eccolo il ghiaccio, canta. Scricchiola, gorgoglia, geme di vuoti e abissi e sprofondi, stride. Soffoca violini di cristallo che singhiozzano, brilla di sogni e riflessi arcobaleno, si spezza, accarezza, rotola. Frantuma incantesimi, sprigiona visioni, sussurra. Gorgoglia, risucchia, scricchiola. Canta.
Canta, il ghiaccio.
Per me.
E voi avete mai sentito il canto del ghiaccio? E siete mai stati alla Jökulsárlón? Se volete raccontarmi la vostra esperienza vi aspetto nei commenti qui sotto. Se invece volete continuare a viaggare con me in Islanda non perdetevi: Viaggio nella terra del ghiaccio e del fuoco con l’Atlante leggendario delle strade d’Islanda