Pazze di libertà è un romanzo di Silvia Meconcelli edito da Alter Ego. Fa parte della collana Specchi e racconta una storia di donne. Questa è la mia recensione.

Pazze di libertà è un libro che ho iniziato a leggere anche con molto interesse all’inizio di questo inverno. Poi purtroppo l’impatto Covid-19 ha scombussolato tutte le carte sul tavolo mettendo tutto in disordine, letture comprese. Ho interrotto la lettura e l’ho ripresa soltanto ora. In meno di tre giorni ho ricominciato e terminato il romanzo e ora ve lo racconto.

Pazze di libertà è una storia ambientata negli anni della seconda guerra mondiale a Grosseto. Tra bombardamenti, lotte partigiane, truppe tedesche di pattuglia, l’attesa degli alleati sembra non avere mai fine. La guerra sembra non avere mai fine. Le protagoniste di questa storia sono tutte donne, che su più livelli ci raccontano tante verità diverse.

Pazze di libertà, recensione


Maria è poco più che un’adolescente, si affaccia alla vita e all’amore consumando la passione insieme a Lucio, il suo eroico partigiano comunista; Ines è la tata di Maria, tesserata fascista pur di avere un lavoro stabile e non vivere nella miseria; Iole è una staffetta partigiana; Flora è l’ennesima internata nel manicomio dove finisce Maria stessa quando la famiglia scopre che è incinta…

La trama principale della vicenda ruota intorno a Maria che si sveglia un giorno rinchiusa in una cella senza sapere dove si trovi, come ci è finita e soprattutto come e se potrà mai uscire. Sarà attraverso i ricordi e i pensieri di questo personaggio che ricostruiamo tutta la cornice storica del tempo. Sullo sfondo però questa storia ci racconta il ruolo fondamentale delle donne, delle staffette partigiane negli anni di guerra, sebbene questa sia sempre stata letta come combattuta solo ed esclusivamente dagli uomini. I temi trattati dal romanzo sono molteplici e tutti molto interessanti: l’affermazione di queste donne che vogliono decidere di loro stesse, dei loro corpi; l’omosessualità; l’abuso, la violenza, fisica e psicologica.

Però c’è anche stato qualcosa che non mi ha permesso di entrare in sintonia con i personaggi. Se tutta la prima metà del libro è davvero avvincente e si legge di volata, nella parte finale ho trovato i dialoghi spesso poco credibili, prolissi, caratterizzati da un distacco e un approccio eccessivamente esplicativo. Al contrario, la narrazione dei fatti mi è sembrata invece sbrigativa: nel momento in cui tutti i nodi vengono finalmente al pettine l’autrice tronca bruscamente il filo narrativo.

Forse l’obiettivo era quello di far sentire il lettore confuso e sotto shock come la protagonista, ma ho percepito un’interruzione laddove avrei voluto ci fossero delle spiegazioni.
In ogni caso Pazze di libertà è una lettura piacevole e che fa riflettere: di certo sottolinea e mette in risalto l’importanza delle donne in un contesto come la lotta partigiana negli anni della seconda guerra mondiale, quando senza il contributo delle staffette probabilmente tante delle strategie messe in atto non sarebbero state realizzabili. Affronta il tema della sorellanza anche in anni difficili e ben lontani forse dall’emancipazione femminile. Tocca l’argomento, triste e affascinante, delle donne scomode, che venivano rinchiuse in manicomi per i motivi più disparati e finivano per impazzire veramente.

Ringrazio perciò Alter Ego per avermi permesso di leggere il libro.

E voi cosa leggerete questa estate? Vi aspetto nei commenti.