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Oggi vorrei raccontarvi il mio viaggio a Bruges, un’incantevole cittadina belga che sembra uscita davvero da una cartolina. L’ho visitata due volte durante i miei viaggi, una nel 2011 in pieno inverno, e l’altra nel 2015 in agosto. Sarà per la mia particolare predilezione per il freddo, ma l’ho amata immensamente e apprezzata tantissimo in gennaio. Di recente, grazie a Fazi Editore, ho letto Bruges la morta di Rodenbach, e così ho scelto di scrivere un racconto di viaggio al contrario: non dal libro al luogo, ma dal luogo al libro.
Bruges è relativamente piccola, e facilmente visitabile e percorribile a piedi anche in una giornata. Il centro storico è circondato da un fossato ovale che segue le fortificazione medievali della città, e tra placidi canali, allegre case in mattoncini rossi dai tetti appuntiti, e l’ampia piazza del mercato, regala davvero degli scorci magici.
È anche una città molto romantica Bruges, con il suo Begijnhof, il “lago dell’amore”, delizioso al tramonto. Oppure come non pensare al Sint Bonifaciusbrug, il “ponte dell’amore”, sul quale tradizionalmente giovani innamorati del posto si scambiano il primo bacio. Durante entrambi i miei viaggi ho avuto la sensazione che questa città si dividesse tra un’atmosfera molto romantica da un lato, ed estremamente malinconica dall’altro. Di certo però, le attività commerciali e le orde di turisti frenetici le conferiscono anche un non so che di vivace, indaffarato.
C’è qualcosa a Bruges che sembra imprigionarla in un tempo lontano. Forse l’architettura della città, le carrozze trainate da cavalli che percorrono le viette acciottolate, e i cigni che increspano le onde dei laghetti nei tranquilli parchi all’ombra delle chiese. In effetti, dopo diverse ore a Bruges si percepisce un leggero, asfissiante, senso di artificiosità. Come se il mondo vero non arrivasse fin lì, ma si fermasse fuori dalle fortificazioni medievali della città. Come se ti aspettasse alla stazione, quando è ora di riprendere il treno per tornare a Bruxelles forse, o a Gent, o in qualunque altro posto fuori da quella cartolina.
Il mio viaggio a Bruges, tra impressioni e stagioni
In qualunque stagione Bruges è letteralmente invasa da turisti, ma il vero incanto della città si svela soltanto quando, a tardo pomeriggio, le strade iniziano a svuotarsi. Quando la cittadina riacquista una dimensione meno da “villaggio incantato” e più reale. Di sicuro però, difficilmente riesco ad abbinare le immagini e i ricordi del mio viaggio a Bruges con le parole di Rodenbach. Nel suo romanzo, appunto chiamato Bruges la morta, l’autore descrive infatti la città come grigia e senza vita.
Ma per me Bruges è sempre stata Bruges la viva, forse perché l’ho sempre vissuta di passaggio, per brevissime gite in giornata. Effettivamente forse una città così piccola e singolare può davvero stringersi pericolosamente intorno alla tua vita. Chissà.
Dopo aver letto Bruges la morta di sicuro mi viene voglia di organizzare un altro viaggio a Bruges, ma penso proprio che aspetterò l’inverno, per godermi l’incantesimo alla massima potenza, con la neve che ovatta i suoni, e il profumo della cioccolata calda, e magari stavolta, provando a restare un po’ più a lungo.
Siete mai stati a Bruges? E che ricordi vi ha lasciato? E avete letto il romanzo di cui parlo nell’articolo? Se volete qui trovate la mie impressioni di lettura: Bruges la morta, recensione
Non conosco la città, e neppure il libro, ma adesso voglio visitarla assolutamente!
Ma Gaia, mi meraviglio di te!!! Impazziresti per questo posto! 😉