Nel profondo

Qualche tempo fa ho avuto modo di leggere Nel profondo di Daisy Johnson, edito da Fazi Editore. Ne ho parlato ampliamente su Instagram ma qui nella mia recensione trovate un resoconto più approfondito qualora non abbiate ancora letto questo libro, che è un capolavoro.

Nel profondo di Daisy Johnson: recensione

Grazie alla collaborazione con Fazi Editore ho avuto modo di leggere, nei mesi scorsi, Nel profondo, opera prima della giovanissima Daisy Johnson e edito da Fazi Editore. Un libro intenso, denso, e bellissimo, ma anche torbido, duro, inquietante e sconvolgente. Mentre lo divoravo avevo la netta sensazione di approcciarmi a un capolavoro, a una di quelle opere di narrativa che restano, o che quantomeno, dovrebbero restare. Questa storia è camaleontica, fluida e cangiante, proprio come i personaggi che la popolano, proprio come le acque del fiume. Qui i sogni si mescolano ai ricordi, come le alghe verde intenso si mescolano al fango scuro, a putridi detriti e creature fredde e sguscianti, ai riflessi mutevoli della luce sui flussi. Anche i temi trattati sono molteplici e graffianti, inusuali si potrebbe addirittura pensare.

Nel profondo non ha una trama che segue una storia sola, ma tante storie che sono inevitabilmente e incredibilmente intrecciate tra di loro, in un modo che non osiamo credere sia possibile. In un modo che ci fa orrore a volte e che ci fa spezzare il respiro e ci fa coprire gli occhi con dita tremanti. Ci ritroviamo tutti braccati in questa storia e la verità ci sta alle calcagna: sta cercando proprio noi. Tutte le storie però iniziano con quella di Gretel, nell’ Oxfordshire.

brano da nel profondo

Nel profondo: torbido e sacro, come un fiume

Gretel è una lessicografa e la sua vita, che ora sembra scorrere via liscia come l’acqua del canale, è stata un vero e proprio viaggio. Una continua fuga, una corsa infinita a inseguire le rapide del fiume, tra imbarcazioni fatiscenti e famiglie sempre mutilate. Quando era piccola sua madre Sarah era una sirena che “non ha bisogno di dormire, può mangiare un animale intero, dice di essere una che scappa e invece alla fine resta sempre”. Ma un giorno Sarah va via veramente, e va via da sola. La abbandona. Che l’abbia catturata il Bonak, la creatura terribile e raccapricciante che dà loro la caccia da sempre, cieca e putrida, e che abita gli abissi aspettando di ingoiarle vive non appena abbassano la guardia? O forse sua madre è fuggita con un’altra creatura che viveva sul fiume, Marcus. Che prima era Margot. Quando nel pieno della sua vita da giovane adulta Gretel ritrova Sarah scopre che il suo viaggio non è ancora concluso.

Dove può condurla questa ultima missione ostacolata da interminabili incubi, distratta dai singhiozzi di così tanti cuori spezzati dal dolore? Ha senso continuare questa spasmodica ricerca di radici e ragioni? Questo ultimo viaggio minato dalle profezie maledette di Fiona, che si avverano sempre e in ogni caso, non importa cosa si faccia per scongiurare il destino?
Quali sono i punti di riferimento da seguire se il presente e il passato si confondono, se i corpi si confondono, se i nomi e la lingua che usiamo si confondono? Cosa è reale e cosa no?
E dov’è il Bonak ora? Non bisogna mai abbassare la guardia.

Perché leggere nel profondo

Questo romanzo mi ha sconvolta. Mi ha emozionata tantissimo, mi ha letteralmente estasiata per la pienezza e la qualità dei contenuti, del livello della narrativa e dell’intreccio. Leggendolo ho più volte provato la sensazione di trovarmi davanti a un vero capolavoro. Tra le pagine di questo romanzo quella che è una storia intima e personale diventa un tutt’uno con cupe leggende del folklore nord-europeo; suggestioni e riferimenti ai miti classici si mescolano con la dimensione onirica e con i più scabrosi tabù di tutti i tempi, ma anche con la crisi e l’aridità culturale dei nostri giorni.

Quando ho iniziato a leggere credevo che questa fosse la storia di una figlia che ritrova una madre e che deve ricostruire un rapporto spezzato. Poi ho creduto che si trattasse della storia di una malattia, Alzheimer forse o demenza senile. Dirottata dalle ricerche della protagonista ho in seguito pensato che si trattasse di una storia di origini e radici, ma poi eccomi qui a leggere di corpi e di persone che li abitano ma sono altro, che vogliono cambiarli, e dunque, mi sono detta, è una storia sulla libertà e sulla parità. Quando ho sentito ruggire il Bonak sott’acqua però mi sono chiesta se non ci fosse del fantasy di mezzo o se quel guizzo di coda colto nell’arco di un battito di ciglia fosse solo un gioco della luce sulle lenti dei miei occhiali da vista. Soltanto al termine della lettura, che non può che essere perfettamente ciclica e senza scampo, ho capito che Nel profondo è tutto, e tutto insieme. Che in questa storia tutto è vero e niente lo è, come le nostre paure più profonde, come la nostra identità.

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Grazie a questo romanzo l’autrice è, per ora, la più giovane scrittrice in assoluto a entrare nella short-list del Man Booker Prize (a ventisette anni).
Nel profondo è un libro denso, intenso, torbido, sconvolgente, ma non fatevelo scappare: difficilmente leggerete qualcosa di altrettanto miracolosamente bello.

Grazie davvero, Fazi Editore, per avermi dato l’occasione di scoprire questa perla. Spero di leggere presto altro di questa autrice talentuosa, ardita e di cui, spero, sentiremo molto parlare.
Se avete voglia di leggere un altro romanzo spaziale dalla penna di un’autrice altrettanto talentuosa e giovane, vi consiglio di non perdervi Persone normali di Sally Rooney.