la custodia dei cieli profondi

Che lettura lunga. Che romanzo denso. La custodia dei cieli profondi è uno dei libri più intensi e interessanti che abbia letto di recente. Ecco la mia recensione di questo meravigliso e complesso romanzo di Raffaele Riba, edito da 66th & 2nd,  che mi ha letteralmente rapita.

Non solo ho fatto fatica nella lettura. Sto facendo fatica anche nello scrivere di questo libro. Ma attenzione, vorrei spiegarmi bene. Non parlo di fatica in maniera negativa. Ci ho messo mesi a leggere questo libro (di appena 186 pagine). Non perché sia noioso o lento. Ci ho messo mesi perché ho fatto fatica, nel senso di impegno, di lavoro, di coinvolgimento. Emotivo e intellettivo. La prima difficoltà che ho incontrato è stata di tipo pratico: non ne so nulla di fisica e matematica, elementi sostanziali del testo. Per cui qui e là mi capitava di perdere il filo, di non capire di cosa si stesse parlando. La seconda, e ben più grande, difficoltà è stata quella di cercare di rimanere ancorata al pavimento e al mio corpo, senza volare via lontano con la mente a scandagliare abissi e profondità legate ad alcuni dei dolori più viscerali che possiamo provare. L’abbandono. La solitudine. La perdita.

La storia è quella di Gabriele, rimasto solo mentre tutta la sua vita come la conosceva finisce in polvere. Che ne è dei genitori? E di Cascina Odessa, baluardo in rovina, dimora costruita dal nonno, casa nei giorni andati e sepolcro nei giorni che verranno? Che ne è del fratello Emanuele, che ha tradito (ha tradito veramente?) la responsabilità della memoria scegliendo di andare a vivere altrove? Che ne sarà dei due soli che si alternano in cielo e illuminano di luci diverse quel che resta?
Questa storia racconta i più potenti sentimenti dell’intimo umano, mescola evocazioni scientifiche a luci e riflessi; formule matematiche a versi in prosa; le piccole azioni quotidiane alla polvere dell’universo.

 

La custodia dei cieli profondi

La potente prosa visionaria e immaginifica di Riba e le riflessioni del suo personaggio principale mi hanno più volte spostata, destabilizzata. O forse era la differente forza di attrazione dei due soli a muovermi, chissà. Ma tanto, tanto spesso ho sentito il bisogno di fermarmi e metabolizzare la lettura. Ecco perché ci ho messo molto tempo a leggere il romanzo. Questa storia mi ha trascinata nei vortici più intrinsechi delle relazioni che legano i membri di una famiglia, negli angoli più oscuri di un cuore umano, nei punti più lontani e sconfinati dell’universo. Capirete da voi che mi ci è voluto un bel pezzo per ritrovare la strada da cui ero partita.

La bellezza è ovunque in questo testo. A partire dalla veste grafica del libro (progetto curato da Silvana Amato), fino ad arrivare a passaggi come questo:

“Luce d’alba o luce del tramonto?”, ci chiese come fosse un problema di matematica: un padre ha un orto, una casa e trecentomila pensieri fatui. Cosa lascerà ai suoi due figli?

Mi spiace non essere in grado di spiegare meglio. Trovate altro informazioni sul sito di 66th & 2nd, che ringrazio di cuore per avermi omaggiata di questo testo. È un libro che consiglio a chiunque abbia voglia di lanciarsi in qualcosa di sorprendente, a chi ha voglia di perdere di vista il sentiero battuto, a chi si distrae guardando la polvere danzare nei raggi del sole che scendono obliqui dai vetri delle finestre.

Se volete scoprire un altro libro meraviglioso edito da 66th & 2nd allora vi consiglio di leggere Neve nera, recensione. Se invece siete curiosi di sapere quale sarà la lettura del mese di aprile per il Club del libro di Follow The Books non perdetevi Club del libro di Follow The Books- aprile 2019.