Ho avuto modo di leggere nelle scorse settimane Ada Brucia. Storia di un amore minuscolo, di Anja Trevisan, edito da Effequ. Ecco la mia recensione.
Ada brucia: recensione
Ada brucia. Storia di un amore minuscolo è forse il libro più difficile che io abbia mai letto in vita mia. Non si tratta di un libro difficile da capire o difficile nel linguaggio, per me è stato proprio difficile gestire le emozioni e trovare il coraggio di andare avanti pagina dopo pagina, visto l’ argomento che tratta. E probabilmente questa sarà la recensione più difficile che abbia mai dovuto affrontare.
Ada brucia è un romanzo scritto benissimo, da un’ autrice davvero giovane (classe 1998) e talentuosa. Effequ è una casa editrice che mi piace da matti, perché propone nel suo catalogo libri mai banali, spesso graffianti, quando non sono veri e propri strappi nella carne viva, lacerazioni che ti uccidono la pelle. Non so se sono in grado di scrivere una recensione per Ada brucia, partirò dunque dalla cosa più semplice da scrivere: la trama del libro.
Ada brucia. Storia di un amore minuscolo: trama del libro
Rino è cresciuto in un paesino di periferia, con il nonno. Non è mai stato un ragazzo come tutti gli altri ragazzi che conosce. Rino è attratto dalle bambine. Lui non prova interesse sessuale per le compagne di scuola o, man mano che cresce, per le ragazze della sua età.
Un giorno Rino vede una neonata di nove mesi. Se ne innamora e la rapisce. Le cambia nome, cambia la sua storia, il suo destino, la sua vita. Crea per lei, per Ada, un mondo che non esiste: una casa sicura, con delle regole ben precise, con degli spazi in cui le insegna a vivere.
Rino non ha cattive intenzioni: è sicuro che anche Ada ricambi il suo amore, e quando un giorno saranno pronti a uscire allo scoperto potranno dichiarare il loro sentimento a tutti, e il loro amore sarà finalmente legittimo. Come fare però per far sì che una bambina, piccola, curiosa, vivace, non metta il naso fuori dalle mura domestiche e non attiri l’ attenzione di qualcuno? È necessario che sia sempre in casa. Eccolo il mondo di Ada: non può uscire perché non esistono scarpe per i suoi piedini piccoli e se cammina a terra scalza fuori da casa, Ada brucia e muore.
Ma la vita è imprevedibile, Rino verrà processato e arriverà qualcuno a portare via Ada, che scoprirà che mettendo i piedi sull’ erba non si muore.
Si muore però un po’ dentro leggendo questo romanzo, pagina dopo pagina.
Un amore minuscolo
Probabilmente è un effetto voluto dall’autrice, ma la cosa che più di tutti mi distraeva in continuazione, mi dava rabbia e mi portava a perdermi in mille riflessioni su livelli diversi era il sottotitolo del libro. Storia di un amore minuscolo. Non sono preparata sull’argomento, ho paura di usare termini sbagliati e mi scuso già da ora se le mie parole potranno urtare la sensibilità altrui. Ma mentre leggevo il romanzo e le recensioni dello stesso su internet e sui social c’era una voce che urlava furiosa nella mia testa: questa non è una storia d’amore. Questo non è amore. Bisogna fare attenzione sempre alle parole che si usano, e sarò dunque la prima qui io a cercare di camminare su delicatissimi gusci di uova.
Ada brucia, e io con lei
Laddove non ci sono libertà, consenso e consapevolezza non può esserci amore. Soprattutto con un minore, con qualcuno incapace di valutare, decidere e muoversi autonomamente. C’è forse malattia mentale, ossessione, dipendenza, ma non amore. A mio avviso non è amore quello di Rino tanto quanto non è amore quello di Ada. Non giudico l’attrazione sessuale di Rino nei confronti delle bambine, va ben oltre la mia comprensione e si ingarbuglia in una sfera troppo cupa e delicata, quella della salute mentale. Giudico il suo atto, la premeditazione, l’accuratezza con cui ha studiato il piano per rapirne una (neonata); giudico la sua scelta di crescerla in una trappola, privarla della sua libertà, condurla a una vita e a una crescita personale non lineare e assolutamente non libera. Giudico il suo abuso sessuale, la violenza taciuta dei suoi gesti “d’amore”.
Ada dal canto suo si ritrova senza scelta alcuna, né prima né dopo: neanche il suo è amore.
Non sono riuscita in alcun modo a leggere tra queste pagine di quell’amore di cui leggo spesso sui social, che raccontano la storia di un amore assoluto e potente, impossibile, che va oltre il concetto di giusto o sbagliato. Io qui vedo una vittima e vedo un carnefice. Forse il carnefice, prima di essere tale è a sua volta una vittima (di un abbandono, dell’ignoranza, della solitudine, del non sostegno psicologico), ma questo non lo rende meno carnefice.
Vedo una persona che ha rovinato, presumibilmente per sempre, la vita di un’altra persona.
Non vedo amore, da nessuna parte.
In questa storia, di amore, non vedo neanche l’ombra. La violenza può esistere ed essere crudelmente brutale anche senza che volino colpi in faccia o parole dure. La violenza può essere altrettanto micidiale quando è subdola e silenziosa.
Non sappiamo se Ada potrà mai essere davvero se stessa, se potrà mai essere libera. Sappiamo che Ada brucia, e che anche noi siamo ridotti a cenere una volta terminata la lettura.
Perché leggere Ada Brucia
Ringrazio tanto Effequ per aver pensato a me e per avermi voluto inviare una copia di questo romanzo. Mi scuso per i tempi di attesa imbarazzanti, sia per la lettura che per la recensione, ma davvero questo libro ha avuto su di me un impatto devastante. Non so se mi sentirei di consigliarlo, di certo posso dire che nei mesi in cui l’ho portato con me non ho smesso un attimo di interrogarmi, di spingermi oltre i miei limiti e di cercare di comprendere senza giudicare i personaggi. È una lettura che ho portato nei miei sogni e nei miei incubi, nelle colazioni lasciate a metà e nelle nausee tra i cuscini del divano. Probabilmente è rimasta da qualche parte, segno del fatto che il libro è scritto incredibilmente bene, e ti si attacca addosso, anche se non vuoi.
Se volete leggere un altro libro, dolorosissimo, e che ho amato alla follia e che è sempre edito da Effequ vi consiglio di non perdervi Chilografia, che vi racconto qui. Chilografia: recensione