In queste ore non si parla di altro nel mondo dei libri. Le polemiche sul Salone del Libro di Torino e sul suo ospitare nei suoi spazi una casa editrice di stampo fascista sono molto aspre e coinvolgono davvero tutti. Nel mondo che sogno si fa Resistenza tutti insieme. Ecco cosa sta succedendo e cosa invece spero ancora che succeda.
Salone del Libro di Torino: cosa sta succedendo
Il riassunto è questo: tra gli stand del Salone del Libro di Torino sarà presente Altaforte, casa editrice di estrema destra vicina a Casapound. Esplode il caos mediatico, valanghe di botta e risposta sui social; intellettuali, autori, giornalisti, editori, bookblogger e lettori che si schierano in tutti i modi. È giusto che ognuno possa esprimere il proprio libero pensiero finché rientra nella legalità; è assurdo non assumersi la responsabilità politica, etica e morale delle proprie azioni. Tantissimi coloro che stanno annullando la loro partecipazione al Salone del Libro 2019: Zerocalcare, Wu Ming, Carlo Ginzburg. È addirittura arrivata a Torino una (legittima) lettera dal museo di Auschwitz, firmata da Halina Birenbaum, sopravvissuta al lager e ospite di uno degli incontri del Salone, da Piotr M. A. Cywiński, direttore del Museo Statale di Auschwitz-Birkenau, e dal Paolo Paticchio, presidente e ideatore di «Treno della memoria», in cui si lancia un vero e proprio aut-aut. O loro o noi.
Quello che sta succedendo al Salone del Libro di Torino mi occupa mente e cuore da giorni e mi trovo a riflettere sui diversi punti di vista e sulle azioni e le reazioni che leggo in giro. Mi confronto con amici e lettori, cerco di farmi una mia idea personale.
Salone del Libro di Torino: no al fascismo, ora e sempre
Quello che credo è che Il Salone del Libro è un contesto dedicato alla cultura, all’informazione e alla formazione, ai libri e di conseguenza alla libertà delle persone. Non ci può essere uno spazio riservato a una realtà fascista in questo contesto. Non ci può essere una normalizzazione di un evento di tale portata. Il fascismo, ricordiamocelo (perché la nostra storia non è poi così lontana e per richiamare alla mente episodi violenti e fascisti non occorre andare così indietro nel tempo e neanche pensare agli anni del Duce -lo stupro di Viterbo, per dire o il razzismo aperto e propagandistico abbinato a foto in cui si imbracciano armi da fuoco e si rimanda a tutta una simbologia che non ci è nuova- ecco appunto il fascismo, dicevo, uccide, soffoca, reprime: ricordiamocelo. E dunque no, personalmente non lo posso accettare che al Salone del Libro di Torino sia ospite anche una casa editrice fascista.
Mi rendo conto degli interessi economici, ma ci sono anche le coscienze e nel mondo che sogno, invece di lasciare che tutto questo accada come fosse nulla, invece di dire “io non ci vado perché non lo accetto” e invece di dire “io ci vado e contrasto” (di preciso contrastare a cosa serve e come cambia il fatto che si è legittimata dall’alto la presenza della casa editrice fascista all’interno del Salone?), nel mondo che sogno noi ci alziamo tutti in piedi e lasciamo il Salone deserto.
Sono sicura che il messaggio arriverebbe forte e chiaro e che i signori organizzatori del Salone capiranno che non ci sta bene questa cosa e che noi un Salone che dà spazio al fascismo non lo vogliamo. Però ci organizziamo insieme, editori, autori, esperti, ospiti, giornalisti, bookblogger, lettori, cittadini e insieme andiamo a Torino e ci mettiamo tutti fuori dal Salone, a fare un Salone del Libro antifascista, pulito, non violento, e facciamo la Resistenza.
Io non sono nessuno. Sono anche parecchio impreparata rispetto agli esperti, il mio impegno politico si limita al pacchetto base. Ma mai come in questo periodo che stiamo vivendo mi rendo conto della ciclicità della storia e riconosco segnali orridi, e vorrei che fossimo tutti più preparati e pronti e responsabili e uniti. Vorrei che potessimo batterci anche quotidianamente insieme per cose tipo questa. Per questo spero ancora che le case editrici e le personalità che si dichiarano resistenti e tutti quelli coinvolti nel progetto a cui tutto ciò non sta bene neanche un pochino, e che hanno i mezzi per raggiungere le masse, si organizzino e mettano su una protesta coi fiocchi. C’è ancora tempo. Io quest’anno al salone non ci vado neanche, per altri motivi. Ma se venisse fuori una mega manifestazione ben organizzata sarei la prima a incasinare ancora di più la mia vita da perenne precaria, a sborsare una cifra che non ho per il viaggio e a correre a Torino. Perché stavolta l’invasore è già qui, e non viene da fuori. E se non lo contrastiamo “mi sento di morir”.
Voi cosa ne pensate di quel che sta succedendo? Vi va di confrontarci nei commenti o sui canali social di Follow The Books? Il dibattito è aperto.